Alfano, il Ministro delle Gaffe.

alfanoFacendo un breve riassunto dell’ escalation del ex rampollo di B. non si può non evidenziare la sua inadeguatezza all’attuale ruolo che ricopre Angelino Alfano.

Le gaffe sono state molteplici nel corso di questi ultimi anni come ad esempio quella dell’ultima partita della finale  di coppa Italia dove si è scritta una delle pagine più penose della storia del calcio italiano in cui Alfano non ha saputo gestire una situazione che nel merito riguardava prettamente  il Ministero dell’Interno.

Fra una crisi internazionale con il Kazakhstan e le imbarcate di clandestini disperati, il capo degli ultras del Napoli che detta le condizioni per disputare una partita è come il bambino della favola di Andersen che urla «Il re è nudo»

Il ministro è nudo (metaforicamente parlando) ma continuerà a sfilare come se nulla fosse, e molti insisteranno imperterriti a fare finta di nulla. Silvio Berlusconi, il primo a smascherare l’assenza del «quid», stroncò come leader politico l’ex guardasigilli. Ma ora il giudizio si estende alla sua azione al Viminale, dove si è chiuso da un anno prima con Enrico Letta e poi con Matteo Renzi. E nemmeno da titolare dell’Interno Alfano riesce a esibire quel benedetto «quid». Il primo campanello d’allarme suonò con lo scandalo del rimpatrio di Alma Shalabayeva e della figlioletta, un intrigo diplomatico culminato nel blitz dell’espulsione che costò la testa di due alti funzionari del Gabinetto del ministro.

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Alfano invece l’ha scampata. Disse che non sapeva, non era stato informato dai sottoposti. Se conservò la poltrona al Viminale deve ringraziare una sola persona: il presidente Giorgio Napolitano. Il quale vegliava con tutti i suoi poteri sul fragile governo Letta e decise che il suo governo non poteva rischiare il naufragio dopo appena tre mesi dal varo. E Angelino continuò a inanellare gaffe. Una mattina dello scorso Marzo si è presentato in tv con la solita faccia seria annunciando con enfasi che le forze dell’ordine stavano dando una caccia serrata al killer che aveva massacrato tre bambini a Lecco. Tutta Italia sapeva da un paio d’ore che l’omicida era la madre: tutti tranne Alfano. Cattureremo l’omicida, e intanto la donna era già sotto torchio in caserma. Soltanto alle 17 il ministro cinguettò la notizia su Twitter. Come per la Shalabayeva, ecco un altro caso di mancata comunicazione tra ministro e inquirenti, uno squarcio di preoccupazione su come funziona la catena di comando e la trasmissione delle informazioni al ministero dell’Interno.

Episodi che rappresentano una metafora della lontananza di Alfano dal Paese reale. Ma quante cose si svolgono all’insaputa di Mister Quid? Egli non sapeva nemmeno, lo scorso febbraio, di aver copiato pari pari da Sinistra e libertà uno slogan elettorale. Il compagno Angelino aveva infatti chiesto la riduzione delle tasse su famiglie e imprese lanciando l’hashtag #lastradagiusta, slogan già utilizzato da Sel. La gestione dell’emergenza immigrazione è un manuale di come non ci si deve comportare. Parola di Giovanni Pinto, direttore centrale dell’immigrazione e della polizia delle frontiere, che una settimana fa ha ammesso: «L’operazione Mare Nostrum ha dato risultati eccellenti anche se ha incrementato le partenze dalla Libia». Alfano non è riuscito a evitare l’emergenza: dall’inizio dell’anno gli sbarchi hanno raggiunto quota 25mila.

L’anno scorso erano stati 43 mila e nel 2011, anno di massima crisi per lo scoppio della primavera araba e il colpo di stato in Libia, gli approdi furono 65mila. Un record che, di questo passo, potrebbe essere agevolmente battuto. Pare addirittura che la presenza di navi italiane abbia consentito ai mercanti di carne umana di ridurre le pretese economiche, perché ci pensa la nostra Marina militare a completare le operazioni di traghettamento. In compenso, in un’assemblea del Ncd Alfano si è intestato il merito del fermo di Marcello Dell’Utri in Libano nelle ore in cui a Roma, messa sottosopra da scontri tra manifestanti e forze dell’ordine, un agente (poi definito «un cretino» dal capo della polizia) ha calpestato un ragazzo scambiandolo per uno zainetto.

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Ed eccoci a pochi giorni fa quando riferisce in parlamento sugli scontri tra Polizia e gli operai dell’ AST dichiarando che nessuno dei funzionari di polizia presenti quel giorno sul posto aveva intenzione di manganellare i manifestanti lavoratori e che non vi fu nessun ordine di caricare la fola. Risultato dopo trenta minuti dal suo discorso iniziano a circolare in rete video che dimostrano il contrario. L’ordine di caricare c’è stato e le intenzioni erano tutt’altro che di accarezzare gli operai. Oggi alla luce dei fatti emerge l’inadeguatezza di questa persona nel ruolo che ricopre  e non resta altra ammissione che all’Interno serve un ministro. Che possibilmente non si chiami Alfano.

 

 

Staff: Resistiamo Informati

Fonti: Wikipedia – Il sole 24 Ore – Il giornale

 

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